Milano, 21 Gennaio 2024
Carissime/i, vi scrivo in qualità di parroco della Comunità pastorale San Giovanni Battista alla Certosa, facendomi interprete anche del pensiero degli altri sacerdoti e del diacono che compongono la Diaconia. Il motivo è il seguente: Domenica 26 maggio 2024 in tutta la Diocesi verranno rinnovati i Consigli pastorali parrocchiali o di Comunità pastorale. Noi dovremo formare un Consiglio pastorale della Comunità pastorale, rappresentativo delle nostre quattro Parrocchie, secondo le modalità e i criteri stabiliti dalla Diocesi.
Il nuovo Consiglio subentrerà all’attuale, che da un anno a questa parte ha unito quello del Sacro Cuore e di S. Marcellina con quelli di S. Maria Assunta in Certosa e di S. Cecilia. Cerco di chiarire il compito peculiare del Consiglio pastorale.
E’ un insieme di persone che in virtù del proprio battesimo e della propria fede si rendono disponibili a “consigliare” in ordine della vita della Chiesa locale. Consigliare nella Chiesa va inteso come espressione del dono del consiglio (uno dei sette dello Spirito santo), che consente di decidere a riguardo delle forme e delle modalità più appropriate di presenza e di azione — evangelizzatrice e pastorale – della comunità cristiana sul territorio. La Chiesa, debitrice del vangelo di Gesù nei confronti di tutti, è chiamata a discernere mediante un attento ascolto dello Spirito e delle persone che abitano il territorio come testimoniare il vangelo come comunità. Il Consiglio pastorale è il “luogo” dove i pastori della Chiesa e i “laici”, ossia i cristiani che in virtù del battesimo condividono con i vescovi e i preti il cosiddetto sacerdozio battesimale, si interrogano, cercano di discernere, progettare, decidere, coordinare e poi verificare l’azione ecclesiale.
A riguardo del discernimento ecclesiale il Papa insiste da tempo sulla sinodalità, che significa camminare insieme. Per camminare insieme come Chiesa bisogna porsi in ascolto gli uni degli altri all’interno della comunità ecclesiale, avere uno sguardo rivolto “fuori”, a tutti, capace di leggere e interpretare le attese, le ansie, le speranze, le gioie degli uomini e delle donne di questo tempo, senza nostalgie e senza fughe in
avanti, ossia con l’equilibrio proprio della fede.
Il discernimento che il Consiglio pastorale è chiamato a compiere è finalizzato all’elaborazione degli orientamenti pastorali fondamentali per le parrocchie e la comunità pastorale. Si tratta di discernere come annunciare il vangelo in modo che interpelli e sia capace di parlare ai vissuti personali, fatti di relazioni affettive, lavoro, tempo libero, fragilità, cultura, cittadinanza. I tradizionali ambiti nei quali persone e gruppi ecclesiali si impegnano —annuncio della Parola, liturgia, catechesi, carità, pastorale giovanile, comunicazione ed economia— richiedono di essere (ri) pensati e vissuti in relazione alle esperienze che strutturano l’identità personale e comunitaria.
Questi rapidi cenni richiederebbero un’illustrazione più ampia e dettagliata, che non è possibile in questa sede. Concludo con due proposte. Anzitutto che coloro che fanno parte dell’attuale Consiglio pastorale concordino quanto prima un colloquio preferibilmente con il sacerdote referente della propria Parrocchia, in modo tale da verificare insieme il cammino compiuto, le attese, le criticità e anche la disponibilità a mettersi ancora in gioco. In secondo luogo che anche altre persone che hanno a cuore la missione della Chiesa locale chiedano un colloquio con il sacerdote referente della propria Parrocchia, per capire meglio il compito del Consiglio pastorale e verificare insieme la disponibilità a mettersi in gioco.
La vita e la missione delle nostre Parrocchie e della Comunità pastorale può contare sulla Diaconia (cinque sacerdoti e un diacono permanente) e su un nutrito gruppo di fedeli “laici” impegnati in vari settori e a vario titolo, la cui età media però è sempre più alta.
Che la Chiesa possa continuare la propria missione in modo credibile e attrattivo sul nostro territorio dipende dalla disponibilità di molte altre persone a mettersi in gioco anzitutto o anche nel Consiglio pastorale, che presiede alla vita pastorale curando che ogni attività e gruppo parrocchiale proceda nella comunione di intenti e di azione e non in modo autoreferenziale. Non occorrono fuoriclasse o voci soliste,
bensì un gioco di squadra, una coralità. Iniziamo dunque a pregare perché chi legge si metta per primo in gioco. Grazie di cuore.
Don Luigi